giovedì 23 gennaio 2014

La carriera dell'attivista del MoVimento 5 Stelle

Il MoVimento 5 Stelle (M5S) è una forza politica nata “dal basso”, radicata sul territorio, e si articola “in rete”, cioè sul web quale sede e strumento della rivoluzione culturale in corso che ci sta portando dall’attuale forma sociale della delega in bianco a un partito, alla società della partecipazione dove ciascuno si occuperà di politica. Le qualità di internet sono la forza innovativa del M5S perché, grazie alla rete, è possibile il passaggio epocale da strutture piramidali, ossia gerarchiche, a organizzazioni “a stella” per formare l’intelligenza collettiva che è il risultato delle molteplici interconnessioni di cittadini collegati alla rete. Senza leader, ciascuno parla per sé.

Un’altra proprietà della rete è la fine delle intermediazioni, ciascun cittadino può accedere direttamente all’informazione e commentarla. In tal senso l’informazione diventa globale, accessibile a tutti, trasparente. Inoltre, la rete non si pone soltanto quale strumento che renderà obsoleti tutti i mass media tradizionali (radio, tv e giornali), ma condizionerà politicamente i rapporti sociali tra Stato e Cittadini, avvicinandoli fino al punto tale da farli coincidere. Per tale ragione, la rete assumerà un fondamentale fattore di aggregazione, di comunità, di socialità su obiettivi e interessi comuni, e la credibilità assumerà un valore assoluto laddove chi non ne avrà, riceverà dal mezzo un effetto contrario e negativo.

Per raggiungere la Società della Partecipazione, ci sono cittadini con l’elmetto che, muniti soltanto di conoscenza e di informazione, si sono uniti in gruppi di pressione politica per riprendersi un futuro reso precario da una classe politica incompetente. Tali cittadini non emigrano, ma cospirano: gli attivisti.

L’obiettivo degli attivisti non è banalmente quello di candidarsi per sostituire una classe politica con un’altra, ossia di sostituire semplicemente gli attori politici mantenendo i rapporti di forza e la dialettica del potere, ma di ricordare ogni giorno il motivo per il quale il M5S è stato fondato: la partecipazione. Con parole nuove, l’attivista non protesta soltanto contro i partiti, ma propone un modello alternativo al loro, non parla di elezioni e candidature, ma di idee e programmi rivolte al bene comune, non utilizza il web per sfogarsi o per polemizzare a prescindere, ma fa attività sul territorio e fiato sul collo alla propria amministrazione. L’attivista impersonifica il cambiamento che vuole vedere nell’altro.

Nella battaglia per la democrazia partecipata ci sono stati tanti attivisti italiani che hanno incominciato tale percorso dal 2006, nei primi meetup, quando ancora nessuno credeva al progetto politico del M5S. Ci sono stati coloro che hanno perso il lavoro, le amicizie, ma mai la dignità e l’onestà di chi, nelle parole Destra e Sinistra, ha continuamente letto inutili congetture, sigle che non aggiungono altro che anelli alle catene di un popolo che, prima dell’arrivo del M5S, non poteva far altro che sceglier tra il peggio e il meno peggio. I primi attivisti che hanno utilizzato lo strumento del M5S per entrare nei consigli comunali erano già oltre le ideologie, oltre le opposizioni, oltre le categorie, e poiché Oltre, sono sempre stati contro un Sistema corrotto.

Dalle prime liste civiche a oggi, chiunque sia stato eletto nel M5S è sempre stato un attivista e non più di un portavoce pro tempore, ossia un dipendente pubblico a tempo determinato (massimo 2 legislature), con un programma scritto e condiviso con i cittadini. L’attivista è colui/colei che non si modera davanti alle ingiustizie e, conclusa l’esperienza in Comune, alla Regione o al Parlamento, riprende il proprio lavoro e torna alla propria vita attiva.

Mentre i partigiani hanno dato la vita per conquistare la libertà e il diritto al voto, gli attivisti del M5S lottano per dare un senso alle parole libertà e partecipazione. Ognuno vale uno è il motto degli attivisti, ma solo se partecipano, altrimenti valgono zero. Di fatto, la partecipazione, a differenza del voto, non è un diritto, essa è una condizione nella quale ciascun cittadino si deve sentire immolato e responsabile per il prossimo. In tali termini la democrazia non serve a niente se non c’è partecipazione. Dunque, la carriera di un attivista del M5S è la non-carriera di un volontario, ossia di un cittadino attivo, cioè la condizione vita di chi si informa e sa informare.

venerdì 3 gennaio 2014

Bari, il ponte pedonale in via Imperatore Traiano: 300 mila euro per ristrutturarlo

Dopo una prima chiusura ad aprile 2013, il ponte pedonale che collega via Imperatore Traiano con via Messapia, che già tre anni fa fu interessato da un’operazione di consolidamento statico, a dicembre è stato nuovamente transennato a causa di un ennesimo crollo di alcuni calcinacci.

Le prime dichiarazioni dell’assessore di Bari ai Lavori Pubblici e Sicurezza dei cantieri Marco Lacarra sono state impostate nel cercare di capire quali interventi si sarebbero potuti eseguire, ma ha anche ribadito il fatto che per rifare quel ponte servono tanti soldi e per noi non è semplice trovare le risorse necessarie, valuteremo se possiamo fare un intervento provvisorio di consolidamento statico, ma anche in questo caso non si tratta di una operazione semplice.
Il 21 dicembre, dopo l’intervento di Rete ferrovie italiane (Rfi) che in due giorni ha portato tutto alla normalità, i quartieri Madonnella e Japigia sono tornati a essere collegati ma l’assessore regionale Antonio  Decaro ha spiegato che per ristrutturare il ponte è necessario spendere una cifra vicina ai 300 mila euro, al momento non nella disponibilità delle casse comunali.

Infatti, nel programma triennale delle opere pubbliche 2013/2015 dell’amministrazione comunale di Bari si legge proprio che, nel 2014, per la manutenzione straordinaria della passerella pedonale in via Imperatore Traiano occorrerebbe spendere una cifra di 300 mila euro. A tal proposito, sarebbe interessante conoscere come vengano fatti i conti e come vengano eseguiti i lavori dal Comune perché è difficile credere al fatto che soltanto dopo 3 anni dall'ultima ristrutturazione il ponte sia già stato oggetto d'intervento per ben 2 volte nell'ultimo anno.