giovedì 14 agosto 2014

Introna e le trivellazioni, giù le mani dal nostro mare!


Gli attivisti pugliesi del MoVimento 5 Stelle hanno manifestato ieri mattina sulla spiaggia di San Pietro Vernotico per affermare l'inutilità delle trivellazioni petrolifere nei nostri mari. Un evento bellissimo che ha visto formarsi una lunghissima catena umana alla quale hanno partecipato anche i portavoce alla Camera e al Senato 5S Diego De Lorenzis e Barbara Lezzi.

Contestualmente a tale iniziativa, Onofrio Introna, presidente del consiglio regionale pugliese, inviava una nota stampa (oscurando di fatto l’iniziativa 5S in corso la mattina ndr.) con delle proprie dichiarazioni di soddisfazione in riferimento al fatto che la battaglia contro gli idrocarburi e contro le trivellazioni petrolifere nei mari sia approdata in Parlamento grazie ad un’iniziativa del piddino Dario Ginefra.

Precisamente due sono state le risoluzioni approvate, una del Movimento 5 Stelle, a prima firma Claudia Mannino, e l’altra del Governo dove sono confluiti parecchi temi proposti dal M5S; nei fatti, ha precisato Carlo Sibilia, il PD ha solo condiviso molti dei punti salienti della risoluzione pentastellata ed ecco che, grazie al M5S sono state approvate due risoluzioni, da trasformare in Legge, che impegnano il Governo con un aumento delle royalties in favore dello Stato, sicurezza nei trasporti marittimi, analisi epidemiologiche per tutelare la salute dei cittadini. (Clicca qui per leggere tutta la risoluzione M5S)

Il passaggio che molti mass media hanno omesso di riportare sono state le dichiarazioni in riferimento alle autorizzazioni già concesse. A tal proposito Introna è stato chiarissimo: “Il permesso andrebbe certamente condizionato alla presentazione da parte della società concessionarie di un progetto relativo alla messa in sicurezza di mare, coste, pesca ed economia turistica da qualsiasi sversamento, inquinamento o incidente.” A tali dichiarazioni la vecchia politica ci ha abituati. Infatti permetterebbe ad un’azienda di estrarre petrolio dai nostri mari a patto che il Governo nazionale riesca a dimostrarne un interesse strategico. “Non è poi questione di royalties – continua il presidente pugliese –, 4 per cento, 10 o anche 50 per cento, semmai la domanda è un’altra. Se c’è questa convenienza ad estrarre petrolio dai mari che sostiene il Governo Renzi, perché accedere a richieste di aziende internazionali? Se nei fondali del basso Adriatico e dello Ionio c’è una fortuna nascosta, che venga sfruttata nell’interesse esclusivo dell’Italia. Si facciano avanti società tricolori e teniamolo tutto per noi questo tesoro, perché arricchire società straniere. Tutti i profitti sono dalla parte loro e tutti i rischi a carico del territorio?
Ecco quale sarebbe il vero pensiero di Introna, se bisogna trivellare che siano le “società tricolori” a farsi avanti e non importa il fatto che la Puglia produca l’80% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e non viene utilizzato. A tale classe politica rispondiamo che il nostro petrolio sono il mare, il sole, il vento, il turismo. E ci batteremo per difenderli.
In alto i cuori,
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
Gli attivisti dei meetup pugliesi


martedì 12 agosto 2014

Parentopoli postale. Posti di lavoro a pagamento alle Poste italiane

Crisi e lavoro. Si chiama Progetto Svincolo: 30 mila euro per un impiego.
Quanto costa un posto di lavoro? Alle Poste almeno 30 mila euro o anche di più.
Un prezzario ufficiale ovviamente non c’è, anche perché da un punto di vista formale e legale il mercato dei posti è vietato. Ma, secondo fonti interne all’azienda (che hanno chiesto di rimanere anonime), la compravendita è una realtà e il costo varia da caso a caso.
Funziona così: un dipendente prossimo alla pensione comunica la propria intenzione di andarsene prima del previsto e rinuncia all’«esodo incentivato». Al suo posto viene assunta una persona da lui segnalata, in genere uno di famiglia: figlio, nipote, cugino, anche se la parentela da qualche tempo non è più strettamente necessaria.
Il prescelto può essere anche un amico, un semplice conoscente, perfino un questuante. Insomma, uno disposto a mettersi le mani in tasca pur di avere un lavoro.

Un giro di soldi tollerato da tutti
Quando lo scambio avviene tra parenti stretti si presume che i quattrini non circolino e in ballo ci sia solo l’interesse familiare condito dai sentimenti, l’affetto, la premura, la riconoscenza. Però quando il subentrante non è di famiglia, ma un estraneo, è legittimo presumere che in cambio del posto ottenuto il beneficiato paghi come minimo l’equivalente degli incentivi a cui il dimissionario ha volontariamente rinunciato (spesso decine di migliaia di euro). Con in più, probabilmente, un sovrapprezzo.
E così il gioco è fatto e i soldi passano da una tasca all’altra. L’importo? Dipende da caso a caso, appunto.
Chiariamo subito: ancorché il mercato del posto per sua natura si sviluppi in un’area grigia, da un punto di vista formale è tutto perfettamente in regola, e la faccenda è in qualche modo tollerata anche dal vertice aziendale, guidato ormai da quasi nove anni da Massimo Sarmi.
Ma soprattutto la pratica è benedetta dai diretti interessati, cioè i dipendenti in uscita e quelli in entrata. E piace anche ai sindacati, che non l’hanno minimamente contrastata, anzi, l’hanno favorita (la Cisl in particolare), anche se con estrema discrezione, facendo però arrivare il messaggio chiaro e tondo ai dipendenti.

Conviene all’azienda, ai dipendenti e al sindacato
Insomma, tutti hanno un loro tornaconto. Al sistema hanno anche dato un nome, anzi due, perché all’inizio, quando fu escogitato, si chiamava Progetto Mix, mentre ora in azienda è conosciuto come Progetto Svincolo. La differenza è che all’inizio lo scambio di posto valeva solo per i parenti stretti, poi via via i criteri sono stati allargati ed il metodo è stato esteso agli affini e infine pure ai conoscenti. I colloqui per le assunzioni con la qualifica di sportellista a contratto part-time al 50% (15 giorni al mese o sei mesi l’anno) si fanno dal lunedì al mercoledì a Roma, in viale Europa all’Eur, la sede centrale dell’azienda delle lettere. Le risposte vengono fornite dalle Poste entro 60 giorni e, secondo fonti interne, sono già state selezionate più di mille persone.
L’azienda è soddisfatta perché le conviene: saluta il dipendente anziano che ormai costa tanto in termini di stipendio e contributi, risparmia sugli incentivi e al suo posto prende una forza lavoro fresca, ad un costo decisamente più basso.
Infine anche i sindacati hanno il loro pro: la Cisl soprattutto, l’organizzazione che all’interno delle Poste conta addirittura più di quanto contasse (ed era già tantissimo) ai tempi della Prima Repubblica.
Un postino su due ha in tasca la tessera del sindacato di Raffaele Bonanni che con il Progetto Svincolo centra l’obiettivo perseguito da qualsiasi organizzazione: perpetuare senza troppi sforzi, quasi automaticamente di generazione in generazione, il suo potere e la sua influenza per via dinastica o comunque attraverso una filiera di amicizie e conoscenze.

Chi ci rimette? Soprattutto i precari
Tutto bene dunque? Mica tanto. Prima di tutto perché con il Progetto Svincolo un’azienda pubblica (controllata al 100% dal ministero dell’Economia) inserisce nella scelta dei dipendenti il criterio della parentela e delle conoscenze, in barba al principio che il sangue e le simpatie non possono essere condizioni discriminanti né in senso favorevole né in senso contrario. E quindi inevitabilmente a discapito di professionalità, merito, studi, preparazione.
Inoltre, tra tanti che ci guadagnano e sono contenti, c’è anche chi ci rimette. I precari, per esempio, quelli che il gergo postale chiama i «punto 2». Sono un migliaio e prima o poi un posto meno ballerino probabilmente glielo daranno, ma a questo punto corrono il rischio di averne uno peggiore di quello che avrebbero potuto avere se non ci fosse stato il Progetto Svincolo. Gli assunti con il sistema dello scambio entrano infatti con la qualifica di sportellisti (livello C), mentre gli altri dovranno accontentarsi di ciò che resta, quasi sicuramente un lavoro da postini (livello D). (di Daniele Martini)

Fonte: infosannio


martedì 5 agosto 2014

E' già "teatro" al primo consiglio comunale di Bari


Stamattina si è tenuto a Bari il primissimo consiglio comunale avente per ordine del giorno i fondamentali argomenti d’iniziazione per qualsiasi amministrazione quali la convalida degli eletti, la costituzione dei Gruppi Consiliari, il giuramento del Sindaco di osservare lealmente la Costituzione Italiana e di impegnarsi ad operare nel rispetto dello Statuto cittadino, il prendere atto della nomina degli Assessori e l'elezione del Presidente del Consiglio Comunale, nonché del Vice Presidente.

Proprio su tali ultimi due punti si è dibattuto molto a Palazzo di Città. Un consiglio, a mio avviso, durato molto più del dovuto (oltre 3 ore ndr.) per colpa del desiderio di protagonismo di certi consiglieri delle opposizioni e di maggioranza. Di fatto, si sono venuti a creare delle inutili polemiche sia sull’elezione della Presidenza del Consiglio, che poi ha visto eleggere con una maggioranza schiacciante Pasquale Di Rella (Pd) con 34 voti su 37, che sulla richiesta delle opposizioni di proporre un’altra data per votare la nomina della vicepresidenza. Dopo un’interminabile ed inutile sessione di interventi “botta e risposta” tra maggioranza ed opposizione, al momento del voto della Vice Presidenza, 34 hanno votato scheda bianca non eleggendo nessuno. Quindi, tutto rimandato alla prossima seduta per creare le basi di un'eventuale nuovo inciucio per ricoprire tale carica di garanzia. Insomma il teatrino della vecchia politica si è già mostrato per quello che è, ma non credo del tutto perché i propri attori non sono ancora entrati nel vivo del proprio irrinunciabile politichese.

La voce del MoVimento 5 Stelle si è fatta sentire con i portavoce eletti Mangano e Colella e dei propri attivisti che in massa hanno partecipato a questa prima esperienza in Comune. Per quanto mi riguarda, dopo oltre 4 anni di fiato sul collo e fatica per le strade, non c’è più grande soddisfazione di avere un collegamento diretto nelle Istituzioni per applicare quella democrazia partecipata che abbiamo sempre professato e spiegato ai cittadini.