Crisi e lavoro. Si chiama Progetto
Svincolo: 30 mila euro per un impiego.
Quanto costa
un posto di lavoro? Alle Poste almeno 30 mila euro o anche di più.
Un prezzario ufficiale ovviamente non c’è, anche perché da un punto di vista
formale e legale il mercato dei posti è vietato. Ma, secondo fonti interne
all’azienda (che hanno chiesto di rimanere anonime), la compravendita è una
realtà e il costo varia da caso a caso.
Funziona così: un
dipendente prossimo alla pensione comunica la propria intenzione di
andarsene prima del previsto e rinuncia all’«esodo incentivato». Al suo posto
viene assunta una persona da lui segnalata, in genere uno di famiglia: figlio,
nipote, cugino, anche se la parentela da qualche tempo non è più strettamente
necessaria.
Il prescelto può essere anche un amico, un semplice conoscente, perfino un
questuante. Insomma, uno disposto a mettersi le mani in tasca pur di avere un
lavoro.
Un giro
di soldi tollerato da tutti
Quando lo
scambio avviene tra parenti stretti si
presume che i quattrini non circolino e in ballo ci sia solo l’interesse
familiare condito dai sentimenti, l’affetto, la premura, la
riconoscenza. Però quando il subentrante non è di famiglia, ma un
estraneo, è legittimo presumere che in cambio del posto ottenuto il beneficiato
paghi come minimo l’equivalente degli incentivi a cui il dimissionario ha
volontariamente rinunciato (spesso decine di migliaia di euro). Con in più, probabilmente,
un sovrapprezzo.
E così il gioco è fatto e
i soldi passano da una tasca all’altra. L’importo? Dipende da caso a caso,
appunto.
Chiariamo subito: ancorché il mercato del posto per sua natura si sviluppi in
un’area grigia, da un punto di vista formale è tutto perfettamente in regola, e
la faccenda è in qualche modo tollerata anche dal vertice aziendale, guidato
ormai da quasi nove anni da Massimo Sarmi.
Ma soprattutto la pratica è benedetta dai diretti interessati, cioè i
dipendenti in uscita e quelli in entrata. E piace anche ai sindacati, che
non l’hanno minimamente contrastata, anzi, l’hanno favorita (la Cisl in
particolare), anche se con estrema discrezione, facendo però arrivare il
messaggio chiaro e tondo ai dipendenti.
Conviene
all’azienda, ai dipendenti e al sindacato
Insomma,
tutti hanno un loro tornaconto. Al sistema hanno anche dato un nome, anzi due,
perché all’inizio, quando fu escogitato, si chiamava Progetto Mix, mentre ora
in azienda è conosciuto come Progetto Svincolo. La differenza è che
all’inizio lo scambio di posto valeva solo per i parenti stretti, poi via via i
criteri sono stati allargati ed il metodo è stato esteso agli affini e infine
pure ai conoscenti. I colloqui per le assunzioni con la qualifica di
sportellista a contratto part-time al 50% (15 giorni al mese o sei mesi l’anno)
si fanno dal lunedì al mercoledì a Roma, in viale Europa all’Eur, la sede
centrale dell’azienda delle lettere. Le risposte vengono fornite dalle
Poste entro 60 giorni e, secondo fonti interne, sono già state selezionate più
di mille persone.
L’azienda è soddisfatta perché le conviene: saluta il
dipendente anziano che ormai costa tanto in termini di stipendio e contributi,
risparmia sugli incentivi e al suo posto prende una forza lavoro fresca, ad un
costo decisamente più basso.
Infine anche i sindacati hanno il loro pro: la Cisl soprattutto,
l’organizzazione che all’interno delle Poste conta addirittura più di quanto
contasse (ed era già tantissimo) ai tempi della Prima Repubblica.
Un postino su due ha in tasca la tessera del sindacato di Raffaele Bonanni che
con il Progetto Svincolo centra l’obiettivo perseguito da qualsiasi
organizzazione: perpetuare senza troppi sforzi, quasi automaticamente di
generazione in generazione, il suo potere e la sua influenza per via dinastica
o comunque attraverso una filiera di amicizie e conoscenze.
Chi ci
rimette? Soprattutto i precari
Tutto bene
dunque? Mica tanto. Prima
di tutto perché con il Progetto Svincolo un’azienda pubblica (controllata al
100% dal ministero dell’Economia) inserisce nella scelta dei dipendenti il
criterio della parentela e delle conoscenze, in barba al principio che il
sangue e le simpatie non possono essere condizioni discriminanti né in senso
favorevole né in senso contrario. E quindi inevitabilmente a discapito di
professionalità, merito, studi, preparazione.
Inoltre, tra tanti che ci guadagnano e sono
contenti, c’è anche chi ci rimette. I
precari, per esempio, quelli che il gergo postale chiama i «punto
2». Sono un migliaio e prima o poi un posto meno ballerino probabilmente
glielo daranno, ma a questo punto corrono il rischio di averne uno peggiore di
quello che avrebbero potuto avere se non ci fosse stato il Progetto
Svincolo. Gli assunti con il sistema dello scambio entrano infatti con la
qualifica di sportellisti (livello C), mentre gli altri dovranno accontentarsi
di ciò che resta, quasi sicuramente un lavoro da postini (livello D). (di Daniele Martini)
Fonte: infosannio